Un posto dove non ci sono cime, né dislivelli, né salite che rendono ma…c’è “solo…l’ultimo relitto della Pianura Padana: il Bosco delle sorti della Partecipanza, un’area di 600 ettari nel comune di Trino Vercellese in Piemonte, un tunnel temporale nel paesaggio che era un luogo sacro ad Apollo in epoca romana e oggi ospita oltre 400 specie tra piante e animali, un’oasi verde ancora gestita in modo comunitario.
Vivo a Vercelli da circa due anni e i miei ritmi sono cambiati in particolare con l’arrivo di Aurora e il contatto con un bosco mi manca spesso. Mi hanno consigliato questo luogo, e noi ci siamo stati a maggio scorso, quando la foresta è lussureggiante di un verde brillante. La luce penetra le folte chiome, accarezza i tronchi e modella le forme. L‘aria è umida e il canto degli uccellini ci accompagna. Ma soprattutto non è ancora invasa dalle zanzare.
E’ chiamata la zattera in questo mare di risaie e cemento dove il bosco resiste. Il parco, infatti, è circondato dal “mare a quadretti” del riso, è quello che gli esperti considerano un relitto vegetale perché è il più esteso lembo di foresta rimasta nella pianura padana con le sue caratteristiche originarie. Una foresta che è giunta fino ai nostri giorni grazie alle rigide regole di gestione dei tagli rispettate sin dal 1275. Come funziona: ogni anno, e solo in una porzione, si preleva una quantità minima di alberi seguendo un regolamento medioevale che risale al XIII secolo, quando il marchese del Monferrato affidò la gestione della foresta a circa mille famiglie della comunità. Da allora, per preservare il bosco che era risorsa primaria di sopravvivenza, si prende solo una minima parte degli alberi: vengono estratti a sorte con il metodo della lotteria e su turni di rotazione predefiniti di 15 anni. Il collettivo che amministra il bosco si chiama appunto Partecipanza, un termine antico che indica una sorta di gestione protosocialista. Anche se il lignaggio conta perché al gioco, se così possiamo chiamarlo, sono ammessi solo i discendenti di quelle prime famiglie che si tramandano la proprietà indivisa del bosco da padre in figlio. Fino a un secolo fa, il bosco era la risorsa energetica primaria e il principale materiale da costruzione.
Il Bosco (www.partecipanza.it) oggi fa parte della rete europea di Natura 2000 ed è iscritto nel Registro nazionale dei Paesaggi rurali storici (www.reterurale.it/registropaesaggi).
La tutela del parco si estende ai complessi architettonici dell’Abbazia di Lucedio, di Montarolo e di Madonna delle Vigne.
Il tratto vercellese-alessandrino del Parco Fluviale del Po offre svariate opportunità di svago e di avventura, sul filo dell’acqua: a piedi o in bicicletta, in canoa, con il tipico barcè o con l’easy rafting; praticando il birdwatching o sostando per un picnic presso le aree attrezzate.
Presso i Centri Visite o con le Guide del Parco sarà possibile entrare in contatto con gli aspetti peculiari di questo territorio ricco di biodiversità.